GIANNI DE TORA |
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2007 "Dall'informale al geometrico-percorsi dell'astrazione" -Galleria MA Movimento Aperto - Napoli 4 aprile 4 maggio |
ARTICOLO DI MARIO FRANCO SUL QUOTIDIANO ''LA REPUBBLICA'' DEL 6 APRILE 2007 |
Se l'arte è una magia geometrica - Movimento Aperto: una mostra per rileggere gli ultimi decenni Nel centro culturale di Via Duomo con opere di Barbosa, Barisani, De Tora, Di Ruggiero, Molinari ed altri Se non ci pensano le istituzioni pubbliche, per fortuna ci sono ancora gallerie private che dedicano un po' di attenzione alla storia dell'arte a Napoli negli ultimi decenni. Guardiamo quindi con interesse e piacere la mostra, apertasi due giorni fa, dal titolo "Dall' inforrnale al geometrico" al MA, Movimento Aperto, piccolo ma attivissimo centro culturale in via Duomo 290. La mostra ospita opere di Barbosa, Barisani, Borrelli, De Tora, Di Ruggiero, Ferrenti, Gujart, Lanzione, Mancino, Marinho, Mazzella, Molinari, Ulbrich, ovvero di quegli artisti che lavorarono, dagli anni Sessanta, partendo da un comune nucleo materico-informale, per avvicinarsi a quella tendenza astratto-geometrica che ricordavano le pratiche del minimalismo cromatico o l'ispirazione meditativa dei seguaci dello "zen'' temperate da lucida ed occidentale consapevolezza matematica. Alla breve stagione napoletana dell' Immaginario Geometrico (come si chiamò la mostra-manifesto del 1976), accanto ai protagonisti Barisani, Tatafiore, Di Ruggiero, De Tora, c'era l'allora gio- vanissimo (nato nel '45) Riccardo Riccini, poi prematuramente scomparso. Quello del movimento astratto-geometrico fu un periodo interessante quanto breve. Non solo pittorico: negli anni Sessanta, Ilse e Pierre Garnier parlano di nuova poesia fonetica, influenzando anche Henry Chopin, François Dufrene e, in Italia, Arrigo Lora Totino, che con Max Bense, Heine Gappmayr, Ferdinand Kriwet e Dieter Rot, realizza una forma paraideogrammatica di scrittura che ricorre prevalentemente a modalità geometrico-simmetriche. La semplice traccia di qualsiasi mac- china per scrivere intendeva provocare la riflessione sulle qualità estetiche delle lettere, al di là di ogni loro intrinseco significato. Come dimostreranno numerosi esempi del periodo, il dattiloscritto si impone quasi feticisticamente. Tornando alla pittura, possiamo trovare precedenti al movimento geometrico nel 1950, in un'opera di Cagli sul tema del cerchio di Moebius, tema geometrico-magico che pare fosse suggerito all'artista dalle sculture di Max Bill esposte alla Triennale del 1951 e riprodotte sulla rivista "az" e su altre riviste promotrici dell'astrattismo classico di accezione concreta. Nel 1951 viene allestita nella Galleria Origine una mostra di Balla (allora ancora vivente) con un gruppo di opere futuriste datate tra il 1913 e il 1929 e caratterizzate da forte impegno geometrico-dinamico. La Galleria Origine espone anche le opere dei giovani astrattisti romani del gruppo Forma e di artisti astratti stranieri, aprendosi a una ricognizione internazionale. Anche Mimmo Rotella, che fu per breve tempo all'Accademia di Napoli, prima di diventare famoso con i suoi manifesti strappati, partecipa nel 1955 a mostre come "Arte astratta e concreta in Italia". E ancora di tipo astratto-geometrico sono le sue opere dipinte negli Stati Uniti, dove soggiornò dall'estate dell 1951 all'estate del 1952 con una borsa di studio. Ovviamente la mostra del MA, per ovvi motivi organizzativi, non ha pretese storiografiche, nè esaustive (manca, tra l'altro, il più coerente esponente del gruppo: Guido Tatafiore), ha però il merito di proporre ai più giovani una interessante pagina dell'arte a Napoli e può suscitare più di una riflessione sull'opera di un gruppo di artisti che si mossero in ambito locale fingendo, generosamente, un'appartenenza all'universo internazionale dell'arte che la città non riconosceva, non voleva e, tutto sommato, ancora non vuole se non come spettatrice stupita, a voltc distrattamente scandalizzata. Intorno a loro, la città svelava la sua impossibilità alla modernità, nelle arti figurative così come nel tessuto urbano o nell' inesi- stenza di una borghesia produttiva, colta, informata. «La mancanza di consenso - come scrisse Lea Vergine - prima di essere rimprovero, è incomprensione». Incomprensione per chi voleva forzare una tradizione figurativa e folclorica stantia e cartolinesca quanto si vuole, ma vissuta come senti- mento del valore di tradizione, unica cultura. |
TESTO DI ROSARIO PINTO SUL PIEGHEVOLE DELLA MOSTRA |
Dall'Informale al Geometrico Si conclude, con questa mostra, il ciclo espositivo che ha visto impegnati artisti italiani ed internazionali che hanno risposto ad un invito di Giovanni Ferrenti per prendere parte ad un processo di analisi da lui concepito all'insegna di un'idea di ricognizione sui Percorsi individuali e gli innesti culturali dell'astrazione. Gli appuntamenti precedenti si sono tenuti nell'aula della chiesa di San Giacomo degli Italiani sui temi di Geometria e Cosmo e di Astrazione, Concretismo Madismo. Nei vari aspetti, sul piano organizzativo, hanno fornito il proprio contributo Saverio Cecere del Movimento "MADI" e Ilia Tufano di "MA - Movimento Aperto". Questo ciclo espositivo ha dato modo di compiere una ricognizione sul tema dei rapporti tra delibazione materica e ricerche astratte di cui questa mostra dal titolo di ''Dall'informale al Geometrico'' costituisce l'epilogo logico e storicamente razionale. Dette queste cose in merito alla descrizione dell'insieme degli eventi succedutisi, può essere, forse, utile riprendersi alle motivazioni culturali che hanno ispirato l'impresa, osservandone, in particolare il significato che s'annida nel tentativo di ritrovare le ragioni profonde d'un rapporto, apparentemente incongruo, tra soluzioni espressive nascenti da un empito materico che fa premio d'una gestualità e d'un sentire prorompente e sensoriale ed una lettura dell'esistente svolta secondo meditazioni accorte ed accurate che si producono in una restituzione more geometrico del dato fenomenico. Ciò che occorre osservare con particolare attenzione è, a nostro giudizio, la possibilità che si offre nel contesto napoletano e campano del secondo Novecento - utilmente posto in relazione, in questo ciclo di mostre, con la ricerca italiana, europea e mondiale - di dar vita a dei processi creativi dell'immagine lungo un percorso che si segna sì dell'abrogazione dichiarata della restituzione del reale, ma tenendo ben lontana da sé ogni ipotesi d'astrattezza, in premio d'una riaffermazione convinta dell'ineludibile pregnanza della coscienza contenutistica. In proposito sarà utile tener conto del rapporto (che non è di sovrapposizione o di mere ibridazioni) che si istituisce, molto fertilmente, all'inizio del secondo cinquantennio, tra opzioni variamente orientate in direzione concretista, materico-informale, nucleare ed astratto-geometrica. I decenni successivi vedranno maturare i frutti di questa semina iniziale e nuove generazioni d'artisti verranno a completare il lavoro degli antesignani con un contributo intelligente e impegnato sia sul fronte delle rinnovate accezioni d'abbrivio alla temperie materica, sia su quello della delibazione astratto-geometrica, come avviene anche grazie al contributo della componente madista. All'indomani della conclusione del secondo conflitto mondiale il nostro paese si trova in una condizione di oggettiva difficoltà, essendo rimasto per molto tempo 'separato' dal resto d'Europa e del mondo. L'ansia di recuperare il tempo perduto è molto grande, il bisogno di 'nuovo', spesso, non lascia serenamente osservare quanto meriti effettivamente attenzione, costituendo, nei fatti, un avanzamento ed un progresso, e quanto, invece, debba essere considerato come prodotto effimero d'una mera transizione temporale. Il gruppo d'artisti che, a Napoli, si riconosce nelle istanze - più etiche che estetiche, forse - portate avanti nel contesto del "gruppo Sud", costituisce il nucleo fondante del rinnovamento artistico cittadino. Al di là delle divisioni, di fatto irrilevanti, tra cosiddetti 'astrattisti' e 'figurativi', è importante osservare nel "gruppo" il clima di tensione morale che anima quella temperie. In seguito, a far data da quel momento, fioriranno più addentrati tentativi di delibazione creativa che segneranno lo sviluppo delle più avvertite istanze innovative che promuoveranno, nel contesto napoletano e regionale, l'insorgere dei primi ansiti 'concretisti', 'informali' e 'nucleari', nel cui crogiolo si formeranno i giovani della generazione 'di quelli nati dopo la guerra'. Ragionare, pertanto, di contributi forniti dai maestri antesignani e promotori del rinnovamento napoletano post-bellico e della loro azione non solo d'impegno creativo, ma di quella stessa paideia che hanno saputo incardinare, nel segno d'una pratica inesausta di delibazioni sinteticamente configurabili nella definizione di 'astratto-informali', costituisce l'obiettivo e il vantaggio di questa tornata espositiva, che in un ciclo organico ha consentito di fare il punto d'una situazione articolata e delicata su cui converrà riaccendere i riflettori per una più profonda e diffusa rivisitazione storiografica. |
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